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LE SUPPLICI//
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Come potrebbe essere puro un uccello che si ciba di un altro uccello? Come potrebbe essere puro chi si unisce a una donna contro la sua volontà?
Le Supplici sono cinquanta sorelle che, obbligate a un matrimonio forzato con i cugini violenti, decidono di fuggire dall’Egitto e chiedere protezione al re di Argo. Per i Greci l’ospitalità è sacra, ma accogliere le donne straniere significa anche la certezza di una guerra con l’Egitto. Il re Pelasgo è titubante, indeciso tra il rispetto nei confronti delle leggi degli dèi e la volontà di non mettere in pericolo l’incolumità del proprio popolo. Il coro delle fanciulle, accompagnate dal padre Danao, prega con tutte le proprie forze il re, supplicandolo di accettare la richiesta di asilo. Con grande stupore delle ragazze, il re spiega che ad Argo la facoltà di decidere spetta all’assemblea democratica, alla quale si rivolge perché esprima il proprio parere.
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Fino a che punto ci si può spingere per accogliere la richiesta di asilo di chi fugge da un pericolo?
Questa è una delle più antiche tragedie greche, scritta da Eschilo nel V secolo a. C., ma parla la lingua dei nostri giorni. La sua struttura arcaica si esprime tramite la voce della collettività, il coro delle donne, che è il vero protagonista della vicenda. Le fanciulle sono sì supplici e in una condizione di debolezza, ma non si piegano al destino imposto loro dagli uomini: si ribellano per diventare padrone delle proprie vite. Dietro alle parole arcaiche del coro si cela una rivendicazione più che mai attuale: la libertà delle donne.
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Testo: Eschilo.
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Regia: Luca Paglia.
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Coreografia: Elisa Giovannetti Locori.
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Lingua: italiano con sopratitoli in tedesco.
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Presentato e promosso dal centro interculturale "Offene Welt-Mondoaperto e. V."